Nella società giapponese, la colpa è un sentimento radicato in fattori storici e culturali, in modo che tutte le relazioni sociali finiscono per essere "bagnate" da un linguaggio ambiguo che cerca di evitare, a tutti i costi, di offendere gli altri e, per estensione, di sfuggire alla colpa. È da lì che originano le scuse.
L'eccesso di scuse è, in questo senso, il risultato della difficoltà con cui i giapponesi affrontano o tentano di affrontare il problema della colpa, così come la problematica dell'eccesso di cortesia, che può essere vista in contesti in cui persino celebrazioni, ringraziamenti e contemplazioni cerimoniali dovrebbero essere il focus emotivo della situazione.
Per questo motivo, spesso vediamo parole come sumimasen avere diversi usi e significati, poiché è una parola che comprende traduzioni diverse, diventando un ringraziamento o una richiesta di permesso.
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In questo articolo capiremo le ragioni che hanno spinto il popolo giapponese ad appassionarsi all'uso di espressioni di scusa nella vita di tutti i giorni. E spiegheremo anche l'origine del senso di colpa nei giapponesi.
Indice dei contenuti
Samurai: L'origine della colpa
I Samurais erano giapponesi che combattettero costantemente in battaglie per territorio, basandosi su valori morali di onore, obbedienza e rispetto nei confronti di un signore della terra feudale. Figure coraggiose, orientate al rispetto della gerarchia, disciplina e lealtà. Quando disonoravano i loro impegni, si automutilavano in una pratica denominata Seppuku (o Harakiri). Il taglio del proprio ventre e, di conseguenza, il suicidio erano l'unico modo in cui alcuni samurai credevano di poter compensare un certo comportamento disonorato.
Questa pratica durò più a lungo, anche con la fine dei samurai e il periodo feudale, quando durante la seconda guerra mondiale i piloti di aerei suicidi presero di mira Pearl Harbor. Questi, a loro volta, divennero noti come “kamikaze” (venti divini, in traduzione letterale). Sin dai tempi antichi, i valori della cultura samurai e del bushido (il codice etico dei samurai) sono rimasti presenti nella vita quotidiana del Giappone moderno, tanto che ancora oggi è difficile per un giapponese fare i conti con la colpa o il sentimento di disonore davanti a un superiore.
In questo modo si può ritenere che l'origine del senso di colpa possa provenire da abitudini radicate in tutto il periodo feudale.
Mi scuso in anime e manga
Negli anime e nei manga è molto comune sentire i personaggi dire "gomen nasai", "gomen ne", "sumimasen" o anche "suman". È molto probabile che queste siano le parole più comuni in un anime, insieme a parole di ringraziamento, come "arigatou" e "doumo", anch'esse costantemente inserite nei dialoghi.
La cultura pop riflette, molte volte, la realtà. Nel caso specifico delle scuse, non è esagerato affermare che gli animes sono piuttosto fedeli a ciò che accade realmente nelle relazioni sociali della vita reale. Quando si chiede un aiuto, si richiede un'informazione, si ringrazia, si invade lo spazio personale dell'altro, si entra in un luogo o semplicemente si chiede di non essere considerati un fastidio, ascolteremo sempre un sumimasen.
Un'altra situazione di uso frequente delle scuse è quando i giapponesi chiedono perdono per qualcosa che non hanno ancora fatto o che pensano che l'altra persona possa, per qualche motivo, non gradire (senza necessariamente esserne sicuri).
Troppe parole per scusarsi
Il giapponese è una lingua che ha un'enorme quantità di sinonimi. Sono numerose le parole con il significato di “scusa”, con alcune differenze in relazione al contesto d'uso e al modo di comunicare.
Di seguito, vedremo un elenco di alcuni termini che indicano le scuse:
- Sumimasen
- Gomen nasai
- Sumimas ne
- Sumimasen deshita
- Sumanai
- Suman
- Gomen ne
- Gomen
- Sumahen
- Moshiwake Arimasen
- Moshiwake Gozaimasen
- Moshiwakenai desu
- Moshiwakenai
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